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Rassegna Stampa
A 820 metri nel polmone sinistro dell’Irpinia, si trova Montemarano. Mi dicono sia un paese (e probabilmente i numeri non lo smentiscono), ma l’estensione del territorio che racchiude e la propositiva presenza dei suoi abitanti mi fanno incontrare una piacevolissima realtà, del tutto … distonica dal mio immaginario di paese dell’Irpinia.
Il territorio mi sorprende: è una vista su un orizzonte aperto e ampio, con gli argenti degli ulivi, i verdi pampini delle viti e il bruno intenso della terra; il tutto smerlato da un giro di vette dolci, rassicuranti e stranamente sconfinate che non interrompono lo sguardo di chi le vede e tantomeno non chiudono l’animo di chi le scruta. L’emozione, insolita, di chi si trova a 820 metri è quella di un verde affaccio di costiera!
In questo contesto morfologico - che io conosco per la prima volta – vive una popolazione di anziani e giovani che condividono e coltivano, con dolcissima armonia e vitale passione, la ricchezza e i valori delle tradizioni. A partire dal vino, che rappresenta più che una tradizione, un’inevitabile “marcatura” di questo luogo! I grappoli d’uva, che qui si raccolgono, sono di una bellezza estetica che evoca e richiama la perfezione divina della natura: la forma per il tatto (pieno, ricco e pesante il chicco “croccante e succulento” dei suoi grappoli), il colore per la vista (il rosso del rubino e il violaceo della mora fanno il colore) che esiste in natura nel vino “taurasico” che qui si crea e che va a riempire e a soddisfare il piacere del gusto di chi lo beve. I contadini, sebbene provati dal lavoro, in quanto operosi e fattivi come quelli della fertile e generosa terra della pianura padana da cui provengo, hanno nel volto – in un gioco alternato di sorrisi e sguardi (occhi e bocca) – una serena pacatezza di chi fa il proprio lavoro con gioia. Non mi è chiaro se sia la bellezza del posto che rende così i suoi abitanti, ma se così fosse, non me ne stupirei.
Non hai incontrato un montemaranese, ma trattasi di forestiero!!!! se – dopo un po’ di conversazione accogliente – non ti cita e ti racconta della tre giorni del carnevale. Il radicamento possente di questa tradizione, nella loro vita, è qualcosa di veramente speciale per intensità e accoramento. La musica allegra e battente, al ritmo incalzante delle “castagnette”, dà loro una linfa e un’energia in un ballo, la tarantella appunto di Montemarano: vitale, energetica e anche passionale, proprio come il vino spettacolare di questo territorio, la Contrada Saraceno in Montemarano che mi ha ospitata in una piacevolissima vacanza, ricca di emozioni, colori, profumi e sapori.
Maria Cristina Reina, Ravenna