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Rassegna Stampa
Tra il grande Roberto De Simone e Roma. Il Carnevale di Montemarano porta sempre più l’Irpinia in giro per l’Italia ed il mondo. Un Carnevale autentico e giustamente famoso. Poco sfarzo, ma tanta allegria ed originalità. Sarà un’edizione, quella di quest’anno, particolarmente ricca e densa di significati.
Innanzitutto, la consegna della cittadinanza onoraria al Maestro De Simone. Montemarano gli dedicherà un’intera giornata, quella del giovedì grasso, il 27 febbraio. Ma intanto, il Carnevala sbarca a Roma già questa sera, nell’ambito di una manifestazione che, tra le altre cose, calamiterà l’attenzione di oltre 300 tour operator. Carnevale e cultura, dunque, pronti a fare rima con turismo.
Il carnevale montemaranese, presentato questa mattina (sabato 11 gennaio) presso il circolo della stampa di Avellino, va al di là della semplice festa.
“E’ un progetto – spiega Beniamino Palmieri, sindaco del paese altirpino – che dà linfa ad una significativa tradizione che si tramanda negli anni e che non si è mai interrotta”. “E si rinnova – continua - ogni anno con lo stesso entusiasmo. Un qualcosa che è entrato a far parte del codice genetico dei montemaranesi”.
“Questa manifestazione – prosegue - Alfonso Gallo, assessore comunale al Turismo e allo Spettacolo – rappresenta, per la sua valenza culturale, un fiore all’occhiello per l’intera Irpinia e non solo. Siamo pronti ad ospitare tutti i visitatori con la nostra grande ospitalità ed accoglienza che ci contraddistingue”.
Direttore artistico della manifestazione, Roberto D’Agnese, che, nell’illustrare l’intero e ricco programma della kermesse di quest’anno, rimarca l’importante background storico dell’iniziativa. “Accanto alla tradizione – dice – legheremo un discorso turistico mediante la realizzazione di percorsi promozionali che possano dare la giusta e consona visibilità alle nostre eccellenze territoriali”.
Intervenuti alla presentazione del Carnevale montemaranese anche Luigi D’Agnese (Museo civico etnomusicale Montemarano), Tonino De Vito (Associazione “Amo Montemarano”), Luigi Di Dio (Confraternita Misericordia e Gruppo Fratres Montemarano), Dino Scaramozza (Forum dei Giovani), Giovanni Mollettieri (Montemarano “Wine Excellence”): tutti entusiasti della sinergia messa in piedi per una manifestazione la quale si preannuncia essere un grande evento per il contesto provinciale e campano ma anche nazionale.
IL PROGRAMMA E GLI ORGANIZZATORI
Organizzata dal Comune di Montemarano, le associazioni “Pro Montemarano” e “Amo Montemarano”, il Museo civico etnomusicale “C. Coscia” e “A. Bocchino” di Montemarano, la Confraternita della Misericordia di Montemarano, il Gruppo Fratres di Montemarano, la Scuola di Tarantella Montemaranese, l’associazione culturale “Hyrpus Doctus” di Montemarano, il locale Forum dei Giovani, l’Istituto comprensivo Alessandro Di Meo, “Montemarano Wine Excellence”, il Centro sociale di Chianzano e l’ichNET-Campania, la manifestazione prevede un ricco cartellone di eventi che partirà venerdì 17 gennaio e si concluderà domenica 9 marzo con il tradizionale Carnevale morto.
Circa due mesi di iniziative tra sfilate, danze, mostre di maschere (in collaborazione anche con Carnevale Princeps Irpino), rassegne artistiche, spettacoli musicali, lezioni di tarantella e convegni. Tra le altre cose, sarà anche consegnata la cittadinanza onoraria a Roberto De Simone, regista teatrale, compositore e musicologo italiano.
Nel calendario degli eventi passato e presente s’incontrano. Nei vari appuntamenti ci sarà, sabato 18 gennaio, “Nonno Carnevale”: nell’auditorium del borgo irpino, in collaborazione con le scuole del plesso di Montemarano, vecchie e nuove generazioni s’incontreranno.
Con i nonni che narreranno ai più giovani i vari aneddoti sul carnevale con l’obiettivo di tramandare la tradizione e tenerla sempre viva. La kermesse, infatti, racchiude ben duemila anni di storia: segno di un significativo patrimonio di cultura e di valori che si consolida sempre più nel tempo. Grazie alla sua identità, il Carnevale di Montemarano rappresenta un importante appuntamento di incoming turistico, capace di attrarre in provincia di Avellino un crescente numero di visitatori.
IL CARNEVALE DI MONTEMARANO: LA STORIA
Tutti in maschera dal più piccolo al più anziano. La riscossa della povera gente, era questo il significato più profondo del carnevale. In quei giorni gli “umili” del paese potevano finalmente riscattarsi, dando vita ad una piccola rivoluzione sociale. I ruoli si invertivano: il contadino diventava signore, il maschio diventava donna e viceversa.
Quei “panni” conferivano il gusto della rivincita, la consapevolezza di sentirsi importanti, la sfrontatezza di schernirsi dei “potenti”, l’irriverenza di fare caricature ad effetto. Il popolo diventava protagonista. Era fondamentalmente essere irriconoscibile. Solo in questo modo si sarebbero potuti consumare con più divertimento e maggiore tranquillità le piccole, innocenti “vendette” carnevalesche.
Maschera storica del Carnevale di Montemarano è il Caporabballo, ovvero colui che guida la sfilata, dirige il ballo. La sua “autorità” è imposta da un bastone. Anticamente si travestivano da Caporabballo le persone “bastonate” nella quotidianità. Gente che nella scala sociale contava davvero poco. Il carnevale offriva loro la possibilità di fregiarsi del bastone di comando. I nobili del paese stavano al gioco. Fino agli anni ’50 era diffusa l’abitudine che le famiglie più in vista aprivano le loro case alle maschere. Si danzava tirando l’alba nei capienti ed eleganti saloni. Venivano offerti dolci e leccornie di ogni genere. Gli anziani raccontano con nostalgia della baldoria collettiva che impazzava. Non si faceva altro che ballare, mangiare e bere (l’aglianico ovviamente).
Durante il carnevale va bene ogni sacrificio. Mai, neppure nei periodi di maggiore povertà, i montemaranesi si sono negati il piacere di Carnevale. Agli inizi del secolo i contadini, in estate, andavano in Puglia a mietere il grano. Quindi capitava molto spesso che nel mese di gennaio si facevano dare un anticipo sulla mietitura per comprare i confetti, che avrebbero lanciato a carnevale. Già, i famigerati confetti, simbolo di abbondanza, di prosperità. Possono essere lanciati in maniera violenta o delicatamente a seconda dell’affetto desiderato.
Il livellamento sociale ha trasformato per certi aspetti il carnevale. La voglia di divertirsi, di essere originale, è sempre la stessa. Il carnevale sopravvive ai cambiamenti sociali, economici, culturali. Annabella Rossi e Roberto De Simone nel libro “Carnevale si chiama Vincenzo” spiegano perché questa tradizione si rinnova: “I giovani nel ballare la tarantella risentono dell’influenza dei balli moderni, ma comunque hanno il sentimento di conservazione per le tradizioni perché la tarantella e il carnevale rappresentano un momento di liberazione e la consapevolezza di appartenere ad una cultura diversa”.
A Montemarano, mai, un corteo di maschere si è avvalso di musiche registrate. Sarebbe sacrilegio. Il gran finale del carnevale montemaranese non si consuma il martedì grasso. L’appuntamento è per la domenica successiva. Si celebra il tragicomico funerale. Carnevale ha consumato tutto. Si è indebitato fino al collo. Muore soffrendo. E’ già quaresima. Dopo che ha esalato l’ultimo respiro, si passa alla lettura del testamento. Un testamento di affetti e di debiti. Poi di nuovo tutti a ballare come sarebbe piaciuto a re Carnevale.
fonte: "www.piueconomia.it"